I RACCONTI DI MALIA
Orlando aprì gli occhi emergendo da un universo di oscurità e dolore. Era sudato, e puzzava come un cadavere. Ma era ancora vivo. A meno che non si trovasse nell’aldilà… ma in quel caso doveva essere molto simile al mondo dei vivi, perché quella pareva proprio la sua tenda. Lasciò vagare lo sguardo sui tappeti, sulla sua armatura appesa alla croce, con l’elmo piumato di giallo poggiato sul braccio rivolto in alto, e poi sulla cassapanca coi vestiti di ricambio e la tavola imbandita. Sospirò, scostò le coperte e provò ad alzarsi. Era da una settimana che non lo faceva. Infatti. Subito un capogiro lo rimise seduto sulla branda. Si passò una mano sulla fronte e sentì sotto le dita una dura crosta sanguinolenta, ciò che rimaneva della grande pustola violacea che aveva occupato quello spazio. Provò di nuovo ad alzarsi, più lentamente. Questa volta funzionò. Faceva caldo, fuori doveva esserci il sole. Infatti una luce dorata piena di pulviscolo luminescente filtrava dalla soglia del padiglione. Orlando si tolse la camicia. Fu doloroso, perché alcune croste si erano attaccate al tessuto, sia sul petto che sulla schiena. Si avvicinò al tavolo e prese in mano lo specchio. Aveva profonde occhiaie, il viso e il corpo erano smagriti e tirati. Ma non c’erano più pustole, solo croste, che gli costellavano tutta la pelle. Alcune stavano già cadendo. Anche la febbre, quella febbre alta che lo aveva sprofondato nel delirio per giorni, era andata. Respirò a fondo. Poi gettò la camicia in un angolo. Avrebbe dovuto bruciare tutto adesso, per non contagiare altre persone.
Si chiese in che condizioni fosse l’accampamento. Che ne era stato dell’armata, dei suoi amici e alleati? La guerra era stata persa a causa del contagio? O forse al contrario i suoi commilitoni avevano già vinto, mentre lui annaspava in quel letto fra la vita e la morte? Magari erano morti tutti, dall’una e dall’altra parte. Non era peregrino supporlo, per come il contagio si stava propagando quando anche lui era caduto ammalato. Ma no, si udivano ancora delle voci, là fuori.
Prese una camicia pulita dalla cassapanca e la indossò. Nel metterla, il tessuto profumato di sapone urtò una crosta e quella si staccò, strappandogli un’imprecazione e qualche goccia di sangue. Gualtiero si affacciò subito:
“Mio signore! Siete in piedi, dunque. Bentornato nel mondo dei vivi! Lo sapevo che ce l’avreste fatta: nell’ultimo paio di giorni siete andato migliorando quasi di ora in ora.”
Orlando annuì.
“Sono vivo, Gualtiero. Pare che nemmeno la peste sia riuscita ad ammazzarmi. Ma mi sento come se mi fosse passato addosso un branco di bovini.”
Lo scudiero sorrise.
“Oh, che bello, signore! Sono proprio contento.”
Orlando fece un passo indietro.
“Non ti avvicinare. Potrei essere ancora contagioso.”
“No, no macché, non entrerò. Ma non per voi, per tutta questa roba che ancora può trasmettere la malattia. Quanto a voi, invece, potete anche andarvene in giro adesso. Oramai l’abbiamo capito bene come funziona, mentre voi combattevate la vostra battaglia su questo letto. Quando si formano le croste se si è ancora vivi è andata: non si attacca più la peste agli altri e – se si ha ancora la forza di alzarsi in piedi – si guarisce. Ora tutto quel che dovete fare è bere, mangiare e recuperare le forze. Gettate qui la camicia vecchia.”
Gualtiero prese un paio di lunghe pinze, raccolse con quelle la camicia che Orlando aveva buttato e uscì.
Tornò quasi immediatamente.
“L’ho buttata nel fuoco, mio signore. Ho dovuto farlo, mi dispiace.”
“Capisco.”
“Non posso entrare, vi parlerò da qui: voi adesso siete immune ma molti altri no, compreso il vostro umile servo qui presente.”
“Certo, fai bene a stare lì.”
“Dovrò bruciare anche la vostra tenda. Potete prendere la mia, e io andrò a stare con i paggi nella loro. Anzi dovremo bruciare tutto ciò che vi appartiene, tranne quel che può essere passato sulla fiamma senza subire danni, come le armi e l’armatura e le stoviglie. Fareste bene a togliervi subito anche tutti i vestiti: non vanno bene quelli lì. Anche se sono puliti hanno respirato la peste. Ora vi porterò la tinozza, qui sulla soglia. Lavatevi bene col sapone e poi uscite, ignudo come mamma vi ha fatto. Vi lascerò io qui fuori dei vestiti non contaminati. Saranno più umili dei vostri ma serviranno allo scopo.”
Orlando annuì.
“D’accordo. E la guerra? Cosa diamine è successo mentre non ero cosciente?”
Lo scudiero alzò le spalle.
“La guerra continua. Solo che la stiamo perdendo, signor mio, per lo meno qui da noi. Per colpa della peste. Siamo stati decimati senza combattere. E non è ancora finita.”
“Almeno siamo ancora in gioco.”
“Per così dire, signore, per così dire.”