I RACCONTI DI MALIA
Le trattative fra il Senato di Selenia e l’armata nemica si protrassero per tutta la mattinata. Ambascerie andavano e venivano, fra le porte della città e il campo Dosthan che aveva preso forma di fronte ad essa. Le ore passavano e sia gli assediati che gli assedianti si erano stravaccati per terra. Oltretutto il sole si era messo a picchiare duro sugli elmi di metallo, arroventandoli, e anche sulle teste.
“Non so se è peggio tenermi quest’elmo sulla zucca e friggermi il cervello oppure toglierlo e rischiare di prendermi una freccia in testa.” si lamentò Drakos.
Vitreus, che se l’era già tolto, rispose:
“Il cervello però te lo friggi anche senza. Basta il sole sopra, te lo garantisco. Sulla mia potresti friggere un uovo.”
“Sì ma non così in fretta come sul mio elmo.”
“E allora cavalo. Non mi pare che abbiano molta voglia di scagliare frecce quelli là, o almeno non ancora. Fino a che parlano non ci tocca crepare.”
Edurne distese le sue lunghe gambe e sbuffò:
“Non credevo che la guerra potesse essere così noiosa.”
Il vecchio decanus rise.
“Ragazza, non hai idea di quanto possa esserlo, noiosa, la guerra. Il problema è che quando poi non è noiosa è solo perché ti precipita tutto addosso, la gente crepa intorno a te e se non hai fortuna crepi anche tu, o ti ritrovi senza una mano o una gamba, e allora rimpiangi la noia di prima.”
“Molto consolante. Allora godiamoci la noia.” ne concluse lei.