I RACCONTI DI MALIA
Il pavimento di intarsi di marmo e le pareti affrescate con scene mitologiche contrastavano con l’abbigliamento di ferro e pellicce dei guerrieri che gremivano la sala.
Felitia fu quasi gettata all’interno dai soldati Dosthan che l’avevano prelevata da casa. Il sole del meriggio entrava attraverso le vetrate proiettando gli arabeschi della decorazione sul suolo. Il Principe Theodor sedeva sul seggio del Console circondato dai suoi nobili, un’accozzaglia di barbari truci e puzzolenti. Edurne e Vitreus erano già lì, in piedi davanti al nuovo Signore di Selenia. Poco distante da loro c’erano Marius e Dorotea, insieme ad alcuni parenti in paludamenti bianchi e porpora. Dall’altra parte c’era una piccola orda vociante in lingua straniera.
Due interpreti spaventatissimi si affannavano a tradurre dal Dosthan al Mitoien e viceversa.
“Butta male.” le sussurrò Vitreus all’orecchio.
Felitia riconobbe in mezzo all’orda un paio di tizi che facevano parte della bandaccia di assalitori della notte precedente.
Quando finalmente si fece silenzio il Principe gettò un’occhiata verso di lei e uno degli interpreti
le si avvicinò:
“Il Principe chiede anche a te di dare la tua versione dell’accaduto di ieri notte. Sii breve.”
Felitia si schiarì la voce e raccontò per sommi capi cos’era successo, senza tacere il ruolo dei due barbari presenti anche lì. Anzi, indicò che uno dei due era di quelli che aveva visto a culo nudo, pronto a violare i due giovani Patrizi. Quando puntò il dito quello spalancò gli occhi e aggrottò le sopracciglia. Poi, quando l’interprete ebbe tradotto, sbottò in una filippica nella sua lingua, di cui la gladiatrice non si curò affatto. Una volta che l’uomo ebbe finito, uno dei guerrieri che stavano schierati al lato del trono disse qualcosa in Dosthan e tutti i nobili della scorta del Principe scoppiarono a ridere, mentre gli altri barbari borbottarono risentiti.
L’interprete si avvicinò ai tre gladiatori e sussurrò:
“Il nobile Gunther ha detto che quei guerrieri non solo sono stati battuti da due donne, ma se erano usciti per violentare sono stati fortunati a essere così brutti che voi due non avete deciso di violentare loro coi manici dei vostri pugnali. E’ una cosa buona, va a vostro favore.”
Felitia fece una smorfia.
“Se lo dici tu…”
Edurne e Vitreus avevano già parlato, e anche gli assalitori e i loro parenti.
Fu la volta di Marius e Dorotea di esporre i fatti, e lo fecero con coraggio e decisione. Anche i loro parenti testimoniarono che i due giovani erano stati riaccompagnati a casa dai gladiatori, che loro prima non conoscevano affatto. La coppia di Patrizi aveva sul corpo graffi e lividi, e il vestito di Dorotea era tutto strappato.
Quando quei discorsi furono tradotti grida e ululati si levarono dai barbari, che levarono i pugni contro di loro. Gridavano “Assassini! Assassini!” alla volta dei tre gladiatori.