Terra Nova di Caterina Franciosi è un romanzo di fantascienza distopica. Vi confesso che il genere, nelle sue ultime declinazioni, non mi entusiasma. Non più. Il mitico “1984” di Orwell nella mia giovinezza mi segnò lasciandomi depresso e con molta rabbia frustrata in corpo, e vale certo la pena di soffermarsi su classici “distopici e dispotici” ancora più antichi come “La Repubblica” di Platone, o le opere che vogliono essere utopiche di Moro, Campanella ecc… (che Caterina Franciosi fa citare ai suoi governanti), dove si vede come ogni utopia inevitabilmente e inconsapevolmente sfoci nella distopia.

Però negli ultimi anni si è visto molto materiale anche di successo che non esito a definire scadente. Si assiste a ripetizione alle vicissitudini di rimasugli di genere umano divisi in rigide caste (poveri buoni oppressi e affamati – ricchi cattivi oppressori e spreconi), dove la massa dei diseredati non può che aspettare – nella totale incoscienza dell’ottusa classe dirigente – che l’eroe o più spesso l’eroina di turno scateni la giusta ribellione. Si ripropongono stancamente i “soliti” stereotipi della “solita” lotta di classe, riciclata in mondi post-atomici o fra le stelle. Che ci si trovi in città circondate da mura che le difendono dal nulla, in distretti separati da estensioni di territorio disabitato e sfruttati dalla perfida capitale, o perfino su treni che sfrecciano a velocità folle, l’unico modo per generare energia (???) e sfuggire ai rigori di una nuova glaciazione (“e le valanghe?” si chiede subito uno… ma così si spoilera!), in ogni caso la verosimiglianza e la logica latitano.

In questo panorama piuttosto desolante Terra Nova è una piacevole eccezione.

New Beacon è il pianeta dove l’umanità, grazie alla flotta spaziale Mayflower II, ha trovato rifugio dopo aver reso inabitabile la vecchia Terra. L’autrice ci mostra un mondo ad alta tecnologia, con un governo molto occhiuto e parecchia povere sotto il tappeto. Ma ogni cosa ha senso e si spiega: New Beacon è stato segnato dagli errori del passato e dalla volontà di non ripeterli, oltre che dalle necessità dell’esodo e della colonizzazione. Ovviamente un simile progetto di ricollocazione del genere umano ha richiesto che la popolazione accettasse un governo autoritario, quasi militare, come tutto sommato è normale che sia dopo aver vissuto un’odissea spaziale e il lungo processo di terraformazione di un pianeta alieno. Ho davvero apprezzato come ogni proibizione, ogni imposizione del Triumvirato abbia una spiegazione logica e sia quasi ragionevole dati i traumi del passato, le esigenze della situazione e le caratteristiche del pianeta che ora l’umanità abita, domato grazie alla tecnologia ma non certo piacevole per noi umani.

Eppure, come spesso avviene, istanze inizialmente ragionevoli e l’esercizio stesso del potere hanno portato a una situazione ovattatamente oppressiva… e infatti puntuali arrivano le citazioni orwelliane di Caterina Franciosi.

Al contrario che di fronte allo Stato del Grande Fratello, però, qui non tutto è disperazione: l’uomo che riesce a perseguire la verità e a trovare uno spazio di libertà anche solo dentro di sé, come il Lucifero di Milton, può essere capace di un colpo di coda contro il potere. Infine, può perfino trovare – altrove – una via di fuga verso una vita più autentica, selvaggia ma libera, l’ultimo urlo di un “carpe diem” ribelle e fiero che parla alla nostra anima e le dice che vale sempre la pena alzarsi in piedi, rifiutare di inginocchiarsi, che anche solo un attimo di gioia e libertà ha comunque valore perché ciò che è stato non sarà mai perduto.

 

 

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