Come sanno i miei trenta lettori di solito recensisco opere di autori italiani: trovo che sia più utile indirizzare i trenta di cui sopra verso romanzi o antologie meritevoli ma che al tempo stesso non godano già di grande fama e successo di pubblico, e d’altra parte non mi sembra appropriato che il sottoscritto si metta a recensire (e quindi in un certo qual modo giudicare) i classici e i grandi autori del passato. Abercrombie però con questa trilogia che ho appena finito si merita davvero una menzione. Avevo letto “Il mezzo Re” l’anno scorso, e me lo ero proprio gustato. Il romanzo è ambientato nel Mare Infranto, una regione popolata di regni “vichinghi” che sono sorti sulle rovine di acciaio, vetro e cemento dell’antico popolo degli elfi. E’ la storia del mite principe Jarvi, secondogenito del re del Gettland che anela a una vita tranquilla come “ministrante”, ossia membro di una casta dedita alla conoscenza e a consigliare ai regnanti l’ambigua via del male minore e del bene maggiore. Jarvi infatti ha una malformazione al braccio sinistro, di dimensioni ridotte e atrofizzato, che gli proibisce una carriera da guerriero. Tuttavia il destino e macchinazioni machiavelliche di cui non è cosciente lo catapulteranno per strade del tutto diverse e molto pericolose, fra incursioni, pirati, schiavi e re guerrieri, costringendolo a cambiare e indurirsi. Non vi posso dire di più, perché i colpi di scena non mancano. Finita la lettura mi ero precipitato ad acquistare gli altri due volumi: “Il mezzo mondo” e “La mezza guerra”, i quali tuttavia mi sono subito stati requisiti dai figli, che nel frattempo avevano letto il primo romanzo. Nel frattempo, come succede, la fila degli altri libri da leggere era cresciuta. Ho ripreso la trilogia in questi giorni e me la sono tracannata furiosamente. Un aspetto veramente interessante, che mi ha colpito, è che ogni volume è scritto dal punto di vista di uno o più personaggi diversi dal protagonista del precedente: nel secondo seguiamo l’aspirante guerriera Thorn Bathu, incline a cacciarsi nei peggiori guai possibili, e il suo ingenuo avversario/amico Brand, salvati entrambi da morte certa proprio per opera di Jarvi, che li trascinerà fino ai confini del mondo. Nel terzo invece il punto di vista principale è quello della principessa adolescente Skara, signora di un regno devastato e occupato dal nemico, e di Raith, un giovane assassino albino del popolo Vanster, potente ma infido alleato di Skara e del Gettland. Ogni volta i protagonisti dei romanzi precedenti sono ben presenti, ma vengono visti dai nuovi personaggi in una luce di spietata venerabilità per la gloria delle imprese passate: essi ne percepiscono – dall’esterno – i lati più minacciosi e feroci, non sono consapevoli dell’umanità di quelli che considerano possenti e feroci eroi, e di come anche loro si sono trovati in precedenza (e continuano anche ora a trovarsi) a subire i loro stessi dubbi e patemi.
Se nei primi due romanzi l’aspetto del viaggio di formazione modello Odissea prevale su quello bellico, nel terzo (come annunciato dal nome del libro) tutti i nodi vengono al pettine e il Mare Infranto brucia nel più grande conflitto dai tempi della caduta dei misteriosi ed estinti elfi, il cui “segreto”, intuito da tempo, verrà del tutto svelato.
Non posso chiudere senza segnalare l’analisi profonda e spietata della psiche umana, delle dinamiche sociali e soprattutto del potere che si trova in questa trilogia, temi sui quali provo una profonda comunanza con quanto espresso dall’autore, e che cerco di affrontare anche nei miei scritti. Un’altra somiglianza è che anche qui il lettore non troverà traccia di magia, mostri e simili: ci sono solo uomini e donne a confronto con situazioni estreme e con le bestie più pericolose di tutte: i loro simili.
Vi si trovano, su questi temi, parecchi aforismi e perle di spietata saggezza dei popoli del Mare Infranto che da soli varrebbero a consigliare la lettura. Ve ne voglio proporre qui solo alcuni fra i tanti:
“Lasciamo che Padre Pace versi lacrime sui metodi. Madre Guerra sorride dei risultati.”
“Il mondo è pieno di mostri. Forse la cosa migliore che possiamo sperare è avere quello più terribile dalla nostra parte.”
“Il segreto per mantenere l’autorità è dare solo gli ordini che sai verranno obbediti.”
“Una buona spada si sguaina di rado.”
“La fiducia è come il vetro. Gran bella cosa, ma solo uno sciocco vi appoggia un fardello pesante.”
“L’uomo che trova da combattere ovunque molto presto si ritroverà con un combattimento di troppo.”
Chiudiamo con una nota di ottimismo, merce rara nel Mare Infranto:
“Offri agli uomini l’occasione per essere migliori, e la maggior parte di loro vorrà coglierla.”, e “Non si cambia il giorno di ieri. Puoi solo cercare di fare meglio domani”.
Perché tutto sommato in fondo la vita umana non è altro che “Da nulla a nulla. Ma quale viaggio, dall’uno all’altro!”

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