Per la Corona d'Acciaio - Per la Corona d'Acciaio
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SIGURD DELLE ZENTRALALPEN

settembre 25, 2023 by Marco Rubboli Nessun commento

 

Sigurd è il Principe delle Zentralalpen, una regione montuosa al centro dell’Impero Dosthan dove ha sede la capitale Altengaard, fin dai tempi del Fondatore dell’Impero e Primo Imperatore Siegfried, che in precedenza era appunto solo il Principe di questa Provincia.  Questa circostanza spesso ha provocato una “coabitazione” fra il Principe locale e l’Imperatore che, se le due figure non coincidevano, non sempre è stata facile, nella storia dell’Impero. In particolare era nota la reciproca antipatia fra il vecchio Imperatore Hagen e il padre di Sigurd. Alla morte dell’Imperatore Hagen nell’anno 3059 dalla Fondazione di Fortia-che fu, Sigurd – che è salito al trono di Principe delle Zentralalpen da poco – ha l’obbligo di ospitare ad Altengaard il conclave di tutti gli altri Principi Dosthan per eleggere fra loro il nuovo Imperatore, con cui dovrà condividere in seguito la propria città. Sigurd è un giovane estremamente patriottico e religioso, in particolare devoto al Padre degli Dei, l’orbo Odhinn, dio della magia e del furore mistico e guerriero. Sigurd è anche considerato, da chi lo conosce bene, molto ambizioso. Ha spesso parole sprezzanti nei confronti dei Gallessani e dei popoli stranieri in genere. Fa eccezione però per i Nordici, i Popoli del Mare, che ammira e considera molto simili agli antichi Dosthan, chiamati anch’essi “barbari” dai Mitoien che allora erano egemoni. Fisicamente è bello e prestante, piuttosto alto, con capelli biondi fino alle spalle e una piccola cicatrice sul viso. Nessuno l’ha mai visto bere o mangiare in pubblico, il che probabilmente è una precauzione portata all’estremo, ma diverse storie e leggende cominciano a sorgere al riguardo: qualcuno arriva a mormorare di una sua occulta discendenza da Odhinn stesso che renderebbe superfluo per lui cibarsi e dissetarsi.

 

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Patrici de Torre Rosat

settembre 24, 2023 by Marco Rubboli Nessun commento

 

Patrici era un tempo il Barone di Torre Rosat, un borghetto sorto sulla costa della Contea di Castelbrun sfruttando come fortificazione un’antica Torre-Trofeo Mitoien. Vassallo di fiducia della Casa Maravoy, ha seguito Lyonel e la sua famiglia nell’esilio abbandonando il suo piccolo dominio per guadagnarsi malamente la vita come Capitano mercenario della Compagnia Maravoy. Forte e massiccio, con grandi baffi un tempo castani e ora grigi, Patrici è un uomo burbero ma di buon cuore, una roccia su cui i Maravoy possono sempre contare.

“Torre Rosat: la Baronia di Patrici. Un antico monumento trionfale Mitoien divenuto il mastio del borgo fortificato su cui dominava il suo baffuto vassallo. Lassù, ancora si innalzavano la torre rosa in campo nero e il lupo dei Maravoy. E per davvero, dato che le truppe Imperiali stavano assediando la roccaforte. Davano la scalata alle mura e tiravano dardi su dardi. Da dentro si rispondeva con olio nero in fiamme e frecce e volontà. Patrici guardava la scena con uno sguardo pieno di apprensione. Era la sua gente, quella.”

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RAINER DELLE SUDSALPEN

settembre 19, 2023 by Marco Rubboli Nessun commento

Rainer, Principe delle Sudsalpen, è un uomo di mezza età, robusto e con un po’ di pancetta, con una folta barba grigia e occhi chiari che possono mutare in un istante da un’espressione amichevole a una fredda come la cima delle sue montagne dalle nevi perenni, che i Maliani chiamano i “Monti Bianchi”. Si dice anche che sia tanto orgoglioso quanto spietato, e che nasconda dietro un apparente buon umore una mente gelida. Noto per la sua astuzia e abilità come negoziatore, è stato in gioventù anche un buon condottiero e combattente, quando  ha dovuto lottare per l’Impero nelle interminabili campagne di espansione dei Dosthan verso Est, a spese delle tribù barbariche di quelle regioni di buie foreste e aspre colline.

La sua capitale, Schwartzhugel, siede su un’enorme ricchezza: è costruita su un vasto colle di carbon fossile, che viene estratto da una grande miniera a cielo aperto a poca distanza dalle mura, rendendo l’aria della città quasi irrespirabile. Il resto delle sue terre è costituito da una miriade di operosi borghi e villaggi montani, che vivono di legname, meleti (da cui si ottiene il sidro), vigne e l’allevamento dei bovini che oltre alla carne forniscono ottimo latte e formaggi.

Dominando sull’unica regione abitata da genti Dosthan che confina direttamente con Malia, è sempre stato considerato l’occhio dell’Impero sulla penisola. Di più: alcuni sospettano che segretamente Rainer possa nutrire brame su Feudi di montagna Maliani come Gransequoia, Acquaruggente e altri, che le guerre civili del Sud potrebbero rendere esposti a un colpo di mano… sempre se l’Imperatore decidesse mai di autorizzare una mossa così spregiudicata, col pericolo di scatenare una guerra su vasta scala. Un’eventualità, questa, che lo stesso Rainer preferirebbe non rischiare: troppe delle sue entrate provengono dai dazi sul commercio transfrontaliero con Malia.

 

 

 

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GIORGIO E SILVANO BOVARI

settembre 12, 2023 by Marco Rubboli Nessun commento

 

 

Gli ultimi due bravi della compagnia di Rinaldo Tagliaferro nell’Impero Dosthan sono due fratelli nati e cresciuti nei peggiori bassifondi di Alesia: Giorgio e Silvano Bovari, amici sia di Astolfo e Diomede Salinari che di Luce Selenides. Nonostante non siano gemelli c’è ben poca differenza d’età fra i due, e il loro aspetto è davvero molto simile.

Esperti e letali combattenti di pugnale, Giorgio e Silvano spesso sfruttano la somiglianza fra di loro, adottando sempre lo stesso taglio di barba e capelli: se da giovani (al tempo di una loro avventura oggetto di un racconto) erano entrambi sbarbati e con una lunga chioma, ora portano i capelli corti e la barba.

Oltre che farsi rispettare da chicchessia a colpi di daga,  compreso il Maestro di scherma Astolfo Salinari dalla proverbiale abilità con ogni tipo di arma, i fratelli Bovari sono temibili con la balestra.

“Giorgio… Sapeva come eseguire schivate fulminee, passi meditati, scatti, finte, inviti,
provocazioni, colpi subdoli e difficili da evitare. Insieme a Silvano, aveva
imparato a combattere nei vicoli del porto di Alesia quand’erano ragazzi,
facendo entrambi onore a quella sorta di arte popolaresca fatta di sporchi
trucchi da strada, di assassinio alle spalle e simili amenità nelle quali i ragazzi
del loro gruppo e di gruppi rivali si esercitavano a sorprendersi a vicenda. Poi,
più tardi, grazie al loro amico Astolfo Salinari e a suo cugino Diomede, più
benestanti e un po’ più grandi di loro, si erano perfezionati anche negli
insegnamenti dell’alta scuola di scherma di Alesia, in cui l’uso del pugnale
rappresentava una disciplina importante, tenuta in gran considerazione.
Con la spada non c’era verso di contrastare Astolfo o Diomede, ma con le
armi corte i due fratelli se la giocavano alla pari.”

 

Illustrazioni di E.R.

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GIANO “IL BIDONE”

aprile 22, 2020 by Marco Rubboli Nessun commento

Giano, un bravaccio della Casa Tagliaferro tanto grasso quanto forte, è detto “Bidone”, e non a caso. L’unico dubbio è se il nomignolo si riferisca alla sua stazza – decisamente importante, ma che non limita la sua rapidità in combattimento – o alle sue altrettanto indubbie qualità di baro. Che tu giochi a carte, a dadi, a giochi di scacchiera, che tu scommetta su corse di cavalli o incontri di lotta, se accetti di giocare con Giano hai una sola certezza: tornerai a casa con le tasche vuote, e senza sapere bene il perché. Ma Giano non è abile solo a truccare la partita, lo è anche a giocare secondo le regole: in realtà bara solo… quando gli serve per vincere! Essere il “Bidone” è diventato una parte essenziale della sua identità a tal punto che nessuno ricorda il suo vero cognome. Fedelissimo della nota Casata di lenoni di Alesia, ricca ma famigerata, e in particolare di Rinaldo, appare solo come comparsa in “Per la Corona d’Acciaio”, senza che ne venga fatto il nome… perché Luce Selenides (è lei a incontrarlo) non lo conosce. Chi ricorda in quale occasione l’assassina si è imbattuta in un grosso sgherro pelato dei Tagliaferro? In “Contro Due Imperi” conosceremo Giano molto meglio. Attenti, però, a non scommettere mai contro di lui!

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FREYA DI SNORRISHEIM

aprile 8, 2020 by Marco Rubboli Nessun commento

Freya è una guerriera nordica, la Principessa di un piccolissimo regno dei Popoli del Mare costituito – come è costume da quelle parti – da un solo grande villaggio fortificato e dalle gelide terre circostanti. Orgogliosa e testarda quanto abile nel maneggiare le armi, è solita seguire il padre nelle sue razzie lungo le coste dell’Impero Dosthan e dell’Isola delle Brine. Bionda e con gli occhi azzurri come è tipico della sua stirpe, ha un corpo forgiato dal mare e dall’acciaio. Gli angoli degli occhi segnati da qualche ruga precoce causata dal vento e dal sale danno all’espressione del suo viso, altrimenti perfetto, una sfumatura crudele. I nostri lettori hanno fatto la sua conoscenza proprio alla fine di “Per la Corona d’acciaio”, nel momento in cui uno scontro disastroso ha cambiato per sempre la sua vita. Nel resto della saga avrà un ruolo di primo piano.

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GUGLIELMO CARONTE

marzo 31, 2020 by Marco Rubboli Nessun commento

Questo bravaccio quarantenne fedele alla Casa Tagliaferro, di mente sveglia e arguta, è un esperto avvelenatore. Conoscitore di ogni sorta di intrugli velenosi dagli effetti più diversi (tra cui quelli che usa l’assassina Luce Selenides per i suoi dardi, da quelli soporiferi o paralizzanti fino ai più letali), è anche un abile arciere. Infine, è un raffinato conoscitore di vini e di gastronomia, forse l’altra faccia della medaglia della sua conoscenza di pozioni tossiche di ogni tipo. Non esagera mai col bere, al contrario è sempre molto attento a centellinare e degustare quantità di alcolici decisamente ridotte. Il suo comportamento guardingo nei confronti delle amate bevande si spiega con una fase della sua vita nella quale, a causa di una tragedia che lo aveva distrutto, si era ritrovato ridotto a un barbone alcolizzato. Fu il vecchio Astore Tagliaferro a salvarlo a viva forza da quella caduta rovinosa, e da allora la sua devozione per la famiglia Tagliaferro è diventata d’acciaio. Fisicamente è un tipo smilzo, con capelli ormai radi e una barbetta a pizzo color pel di carota.

 

 

 

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ASTOLFO SALINARI

marzo 26, 2020 by Marco Rubboli Nessun commento

Astolfo è un Maestro d’Armi con licenza dell’Accademia di Scherma di Alesia. E’ anche un assassino. Per molto tempo è stato un sicario prezzolato, ed è spesso considerato il migliore in città. L’unica in grado di insidiare il suo primato è la sua amica d’infanzia Luce Selenides. Legato alla Casa Tagliaferro, è passato alla Compagnia Maravoy per gentile concessione di Rinaldo Tagliaferro, amico di Vindice. La Condotta aveva bisogno di un Maestro d’Armi e Astolfo ha  ricoperto quel ruolo volentieri. Solo Vindice, nella Compagnia, sa delle sue qualità di sicario e può usufruirne in caso di necessità. Astolfo, atletico, piuttosto alto (ma non come il cugino Diomede) e con un pizzetto nero a punta, è dotato di grande agilità, destrezza e precisione, sa usare ogni tipo di arma e il suo sangue freddo è invidiato da molti. Non ha scrupoli ma nemmeno nessun istinto sadico: uccide solo quando gli viene ordinato e quando è necessario. Preferisce, se non è indispensabile, non ammazzare i vecchi amici.

 

 

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Diomede Salinari

settembre 16, 2019 by Marco Rubboli Nessun commento

Bravo al soldo dei Tagliaferro, questo rude amico d’infanzia di Luce Selenides è uno schermitore provetto, esperto anche nell’arte del pugilato (anche lui viene dalla scuola di Aiace Bellavalle). Di famiglia non indigente ma cresciuto nei vicoli del porto di Alesia fra le peggiori compagnie, è cugino dell’assassino professionista e maestro d’armi Astolfo Salinari, della Compagnia Maravoy. Diomede è alto e atletico, con lunghi capelli neri e occhi grigi. In “Per la Corona d’Acciaio” è solo una comparsa (accompagna Erinne Selenides per le vie di Alesia in una giornata particolarmente pericolosa, e Luce lo nomina un paio di volte). Invece ha un ruolo importante in “Contro Due Imperi”, perché sarà la guardia del corpo di Rinaldo Tagliaferro nel suo lungo viaggio.

“Ceffi come Diomede Salinari: un trentenne alto e atletico con lunghi capelli corvini e gelidi occhi grigi, il viso sempre ben sbarbato. Assomigliava un poco a suo cugino Astolfo, il maestro d’armi e sicario che Rinaldo aveva fatto assumere a Vindice nella Compagnia Maravoy. Ma era più alto, muscoloso e ben piazzato. Anche Diomede era un assassino di professione e schermitore provetto, seppure non avesse approfondito abbastanza l’arte delle armi da fregiarsi del titolo di Maestro come suo cugino. In compenso aveva appreso perfettamente l’arte del pugilato nella migliore palestra di Alesia, sotto la rude sferza di quell’Aiace Bellavalle…”

“«Non avere paura. Non ti verrà fatto alcun male. Non più, non finché starai con noi.» Aveva parlato nel suo stentato linguaggio Dosthan, addolcito dal forte accento Maliano. Diomede, alto, atletico e con gli occhi e i lunghi capelli scuri, sulle labbra sonorità Maliane estranee alla lingua Dosthan, doveva sembrarle qualcosa di molto esotico. Lo spadaccino di Alesia vestiva tutto di nero, come faceva spesso, e anche ciò era insolito se confrontato all’abbigliamento multicolore dei Dosthan. Nere erano le calze a brache, neri gli stivali alti fino al ginocchio, nera la giubba. Solo la camicia era bianca. Il cinturone, il fodero della spada e della daga, il cappello a tesa larga e senza piume… nero, nero, nero.”

Bozzetto di E.R.

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La Corona d’Acciaio

agosto 10, 2018 by Marco Rubboli Nessun commento

La Corona d’Acciaio di Malia è una semplice fascia d’acciaio damascato ricavata dalla spada spezzata di Valerius, Primo Imperatore Mitoien.
La spada rimase spezzata nelle mani dell’Ultimo Imperatore Julius durante l’invasione Dosthan che distrusse Fortia-che-fu, e in seguito fu riforgiata in Corona durante la guerra civile fra gli Altarocca e gli Alesiadi.
Al centro ostenta il più grande brillante conosciuto al mondo e ai lati due zaffiri poco più piccoli.

“Era una fascia del migliore acciaio antico temprato, damascato, con al centro un enorme brillante – il più grande del mondo, si diceva – e ai lati due zaffiri purissimi.
La leggenda voleva che la Corona fosse stata forgiata dalla spada di Valerius, il primo Imperatore degli antichi Mitoien.
Quando l’Impero Mitoien era caduto, secoli dopo, quella spada era stata spezzata nelle mani dell’ultimo Imperatore Giulius.
I due tronconi della spada per sfuggire al saccheggio e alla distruzione della capitale imperiale, Fortia che fu, erano stati portati in gran segreto ad Alesia, in attesa di un erede della famiglia imperiale che non era mai più apparso.
Gli Alesiadi li avevano nascosti e poi li avevano usati per forgiare la Corona, incastonandoci le loro gemme più preziose.
La Corona era rimasta nascosta nel tempio della città lacustre per generazioni.
Solo quando la dinastia Alesiade aveva ottenuto il potere su tutta penisola Maliana l’aveva mostrata, reclamando pubblicamente l’eredità dei Mitoien.”

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