Per la Corona d'Acciaio - Per la Corona d'Acciaio
Per la Corona d'Acciaio - Per la Corona d'Acciaio

Di Guerra, Uomini e Orchi

ottobre 24, 2023 by Marco Rubboli Nessun commento

Quando si combatteva faccia a faccia con una spada in mano, le battaglie e le guerre non erano certo più piacevoli e umane che ai nostri giorni: immaginate orde di gente che si fa a pezzi a vicenda, con armi non dissimili a quei machete con cui ancora di recente ci si è trucidati nelle guerre civili di alcuni paesi africani. In battaglia poi si colpisce alle spalle, ai fianchi, ci si accanisce in due o più contro un avversario isolato: non è come in duello, dove almeno accanto al sangue c’è l’onore.

In “Il ritorno di Beorhtnoth”, poemetto di Tolkien sulla battaglia di Maldon fra Sassoni e Norreni, quando lo stolto cantore Totta, osservando il macello che vede attorno a sé commenta “Un tristo massacro davver questo scontro”, l’indurito veterano Tída risponde “È questa la guerra. Peggior non è oggi, di quelle che canti…”.

La distruzione, la morte e l’orrore caratterizzano la guerra dall’alba dei tempi (perfino gli scimpanzé combattono spietate guerre tribali) fino alla fine della storia, qualunque essa possa essere.

Però fino a che si combatteva a breve distanza con armi da taglio e da botta, ognuno aveva la scelta se calare la mano o no: ogni guerriero poteva scegliere liberamente se graziare o uccidere un prigioniero inerme o, in particolare, i civili della parte avversa. Si poteva decidere consapevolmente, con tutte le conseguenze del caso, se essere Uomini oppure Orchi.

La tecnologia però ha portato a qualcosa di diverso: la possibilità di uccidere e distruggere su vasta scala e a grandi distanze mediante artiglieria, bombe, missili e quant’altro.

Tolkien in una lettera scritta durante la Seconda Guerra Mondiale dice che l’Occidente ha scelto di combattere l’Oscuro Signore usando l’Anello, facendo riferimento alla tecnologia e in particolare all’aviazione militare in cui pure all’epoca combatteva suo figlio. Forse non c’era molta scelta, ma dato che si è usato l’Anello sarà meglio porre sempre molta attenzione all’Ombra che rischia di trasformare il portatore in ciò che ha combattuto. Non a caso perfino il Presidente “Ike” Eisenhower se ne uscì con quella famosa frase in cui dichiarava che, una volta sconfitto il fascismo (e poi il comunismo, possiamo aggiungere oggi), occorreva fare attenzione al “fascismo interno”, e in particolare all’apparato militare-industriale.

Sotto il punto di vista delle stragi di civili, il periodo peggiore è stato proprio il XX secolo, coi suoi bombardamenti a tappeto in cui, magari per distruggere una fabbrica di armi o un’acciaieria, si radeva al suolo un’intera città. In seguito l’uso di armi sempre più precise, chirurgiche e “intelligenti”, in mano a potenze a volte dotate di una certa vergogna davanti alla propria opinione pubblica, ha limitato sempre più – ma non eliminato – i numeri dei “danni collaterali” (in realtà bisogna tenere presente che si tratta sempre di persone reali, con una vita, affetti ecc.).

Purtroppo i civili continuano a morire ancora oggi, sotto missili imprecisi o deviati dalla contraerea, perché si trovano a vivere troppo vicino a obiettivi militari o ancora perché gente senza scrupoli li usa come “scudi umani” e l’altra parte non ha scrupoli sufficienti per rinunciare a infliggere il colpo.

In realtà se guardiamo al passato, anche in tempi remoti c’erano “danni collaterali”: Giuseppe Flavio per esempio nella Guerra Giudaica parla delle terribili macchine da guerra dei Romani, che spargevano il terrore coi loro sibili e rombi ed erano capaci di abbattere interi edifici all’interno delle città assediate con un colpo solo… edifici pieni di civili inermi, naturalmente.

Eppure allora il fenomeno era molto più limitato: in quelle epoche quando un civile moriva di solito era perché qualcuno aveva deciso che così doveva essere e qualcuno aveva calato una spada sul suo capo. Non c’era possibilità di errore, ma tutta intera la macchia cadeva sui colpevoli.

La possibilità di scelta fa una differenza abissale nella responsabilità, nel far ricadere il sangue delle vittime sulla testa degli assassini.

E’ pur vero che chi sferra un colpo a un bersaglio militare pur sopportando la possibilità che periscano anche degli innocenti si assume una responsabilità tremenda, che fa rabbrividire gli Uomini degni di questo nome. E nessuno sa che effetto possa fare un gesto simile agli occhi degli Dei.

Ma c’è di peggio: la guerra può sconvolgere la mente, una spirale di violenza subita e inflitta, la perdita dei compagni, tutto ciò può accecare i soldati facendo sì che sfoghino la loro frustrazione sui civili in un impulso cieco, come si è visto per esempio nei famigerati rastrellamenti dei villaggi nella guerra del Vietnam.

Eppure, ancora non abbiamo toccato, con queste azioni esecrabili e terrificanti, il fondo dell’abisso.

Infatti c’è chi pianifica e decide freddamente, scientemente e in piena consapevolezza di uccidere appositamente vecchi e bambini e madri, non importa per quale “nobile causa” o per quale rancore o a causa di quale presunta oppressione. Questo oggi avviene ancora, più raramente nelle guerre convenzionali (eppure ne abbiamo avuto ancora di recente testimonianze orrifiche, nella pulizia etnica e nell’intento deliberato di terrorizzare la popolazione mediante omicidi di massa), ma più di sovente nel terrorismo, in cui i carnefici ammazzano le loro inermi vittime civili a sangue freddo, in piena consapevolezza, faccia a faccia con pugnali o fucili d’assalto oppure lasciando accanto a loro uno zaino esplosivo.

Se, tornando alle idee di Tolkien (con cui concordo), si ha il diritto di difendersi non solo con la guerra aperta ma anche con la guerriglia contro le forze avversarie, facendo uso di imboscate, travestimenti, tranelli e altre azioni furtive, rivolgere le armi contro i civili invece non è moralmente giustificabile in nessun caso. Questo è un comportamento che non ha remissione, tantomeno se si parla di un’intera, deliberata strategia.

Se, come diceva il Professore, dentro ognuno di noi c’è sempre anche una parte di Orco, di certo chi si macchia di tali delitti rinuncia alla propria umanità e abbraccia per intero l’appartenenza alle schiere dannate degli Orchi.

 

 

Share:
Reading time: 4 min

L’ORA DEL DRAGONE

marzo 11, 2023 by Marco Rubboli Nessun commento
Dalla Francia arrivano capolavori come questo, pubblicato da Glenat e in Italia proposto da Star Comics. “L’ora del dragone” è l’unico vero romanzo di R.E. Howard su Conan (gli altri sono tutti racconti), scritto per il mercato inglese nell’ottica di una pubblicazione in quella nazione, e uscito in Inghilterra solo molto più tardi, nel 1954, un anno prima de “Il signore degli anelli”. Forse anche per l’influenza del pensiero della Britannia, la storia ha netti accenti arturiani (l’inverno e la carestia che avvolgono il paese quando l’eroe viene deposto e il Cuore della nazione è nelle mani del nemico, la primavera di riscossa che arriva una volta recuperato il “Graal” di Aquilonia destinato ad abbattere la magia nera Acheroniana), il che è cosa piuttosto insolita nelle storie del cimmero. Qui Conan è sulla quarantina, già Re di Aquilonia, e perde il trono per opera di un antico stregone resuscitato da un terzetto di improvvidi cospiratori. Per quel che ricordo il fumetto è sostanzialmente fedele al romanzo (evviva!) e le illustrazioni sono vere opere d’arte. Apprezzo anche come viene mostrato il fisico di Conan: in modo più realistico, con un corpo da guerriero estremamente allenato più che da culturista, e coperto dalle cicatrici derivate da una lunga vita di avventure. Una nota finale “politica”, che risuona sia con la mia saga della Corona d’Acciaio che con l’attualità. Il romanzo fu pubblicato con un titolo “inventato” dall’editore, che più sbagliato sarebbe stato impossibile: “Conan the conqueror”, “Conan il conquistatore” era anche nella vecchia edizione della Nord che conservo religiosamente il libreria. Ecco invece cosa dice Conan nel romanzo a proposito di Imperi e conquistatori: “Che siano gli altri a sognare un impero. Io voglio solo mantenere ciò che è mio. Non ho nessun desiderio di guidare un impero forgiato nel fuoco e dal sangue. Una cosa è impadronirsi di un trono con l’aiuto dei propri sudditi e governarli con il loro consenso. Un’altra è soggiogare un regno straniero e governare con la paura.”
Il mio Vindice Maravoy non potrebbe che sottoscrivere queste sagge parole del sovrano cimmero.
Share:
Reading time: 1 min

Popular Posts

FREYA – PRESAGI DI SVENTURA

novembre 13, 2023

La setta della Foresta Nera – Parte I e II

novembre 8, 2023

La setta della Foresta Nera – Parte III

novembre 17, 2023

Di Guerra, Uomini e Orchi

ottobre 24, 2023

Categorie

  • Articoli
  • Casate
  • Estratti
  • Eventi
  • Eventi Storici
  • Illustrazioni
  • Luoghi
  • Mappe
  • Personaggi
  • Racconti
  • Uncategorized

Search

Recent Posts

La setta della Foresta Nera – Parte VI

dicembre 5, 2023

La setta della Foresta Nera – Parte V

novembre 28, 2023

La setta della Foresta Nera – Parte IV

novembre 22, 2023

La setta della Foresta Nera – Parte III

novembre 17, 2023

Like Us On Facebook

Tag Cloud

#tolkien alessandro dumas alexandre dumas arturo pérez reverte avventura classica barbari Caterina Franciosi corona d'acciaio corona d'Italia dumas elfi empowerment ernst junger fantasy fantasy italiano fantasy mediterraneo fantasy storico gladiatores gladiatori hema historical european martial arts horror impero impero romano i tre moschettieri julien gracq letteratura di genere low fantasy low fantasy italiano Marco Rubboli moschettieri Per la Corona d'Acciaio pretoriani pretoriani neri romani salad'arme achille marozzo scherma storica shieldmaiden spaghetti fantasy torneo medievale tre moschettieri vichinghi vikings watson watson edizioni

Freya Post slider

  • GLI ULTIMI EROI DELL’ARENA

  • ESTRATTO: L’ASSEDIO DI TORRE ROSAT

  • ESTRATTO – IL CAMPO DI RE TIBERIO ALL’ASSEDIO DI GRANSEQUOIA

  • Estratto 7

  • Estratto 6

  • Estratto 5

Socialize with me

FOLLOW ME ON INSTAGRAM

Please enter an Access Token on the Instagram Feed plugin Settings page.

FacebookInstagram
© 2018 copyright. All rights reserved. Abbiamo fatto il possibile per reperire i proprietario dei diritti. Restiamo a disposizione per eventuali adempimenti d'uso