I RACCONTI DI MALIA

di Alfonso Zarbo


Ha posato gli occhi sulla mia femmina.

Ha posato gli occhi sul mio castello.

Ha posato gli occhi sui miei guadagni.

Il Macellaio, una carognaccia rosso malpelo e con il broncio perenne, ha tentato di farsi giustizia da solo e ci ha rimesso il mignolo, il principiante. Il Gentiluomo, che poi forse dopotutto tanto gentiluomo non è, ha pensato bene di corrompere le sue guardie. Voleva che lo abbandonassero in un vicolo con qualche scusa, e poi che la (mala)sorte lo punisse come più le girava. Peccato che, rimasto solo, quello se ne sia tornato tranquillo, nonché fieramente armato, fin dentro casa. Infine il Mercante: non ho ancora capito quanto possa essere grasso, da quel tanto di collane e farsetti che indossa – ma, sicuramente, lo è. E comunque è così attaccato ai soldi che nemmeno si sarebbe mosso, se non avesse sentito che pure gli altri due lo volevano morto.

Ora eccoli tutt’e tre qui, alla mia porta.

Certe cose è sempre meglio lasciarle a Nonna Fata.

«Benvenuti, benvenuti!» li accolgo, dando tempo alla mia servetta di posare quattro calici sul tavolo. «Lo gradite un po’ di vino, sì? Vino Maliano, ovviamente» sorrido, col tono di chi già lo assapora.

«S-sì, beviamo!» squittisce il Mercante, ma il Macellaio amputa subito il suo entusiasmo.

«Siamo qui per ammazzare Invitto di Campofiorito, vecchia.»

«Ah» lo ammonisco alzando l’indice. «È di un Duca che stiamo parlando, non urliamolo ai quattro venti. E comunque non prima che abbiate sorseggiato il mio Amaraccio di Cinquecolli. O forse preferivate un bel Verde di Porto Posidonio?»

«Birra» bercia allora il Macellaio. «E poi parliamo.»

Io mi faccio strada nei suoi occhi da Diavolo con una punta di stizza, ma alla fine annuisco. «E poi parliamo. Celeste, figlia, ci pensi tu a servirlo? A noialtri va benissimo il vino», e brindo. La stessa ragazza di poco prima, capelli biondi e ciglia lunghe, finisce di versare e annuisce. Riempie al limite un boccale per il Macellaio e poi si ritira in un angolo.

Il Gentiluomo annusa, il Mercante manda giù tutto d’un fiato.

«Dicono che siete la migliore, sapete?» mi lusinga dopo un po’ il Gentiluomo. «Orbene: ci sembrava il caso di affidarci a siffatta esperienza. Ci aspettiamo un lavoro impeccabile, naturalmente. Il prezzo non importa.»

Il Mercante sbianca.

A qualcuno importa, trattengo un sorriso io.

«Certo, certo» rispondo prima che il Mercante scappi. «Ma non parliamo di soldi, adesso. Piuttosto, tanto per essere sicuri, a quanto ho intuito desiderate che questa “certa persona” esca fuori dalle vostre vite in maniera definitiva.»

Il Macellaio si volta verso gli altri due.

«C-chiede se lo vogliamo morto» traduce il Mercante.

«Cazzo» sbuffa, «SÌ!»

«Morto… male?» Non c’è mai limite alle richieste assurde della mia clientela. Certe domande è sempre meglio porle in anticipo.

Il Macellaio sogghigna da lupo.

«M-malissimo!» conferma il Mercante, spaventandosi poi della sua stessa voce. «Se possibile.»

Ma il Gentiluomo non è convinto. «Un uomo morto è un uomo morto. A chi importa come?»

«Ai Ronconieri della Reggenza» rispondo io. «Loro potrebbero indagare. Ma d’altra parte c’è una guerra in arrivo coi Sarras, quindi…» Alzo le spalle.

Il Macellaio agita il boccale. «Me ne fotto della guerra coi Sarras! E pure dei Ronconieri! Vi dico che quello lì ha posato gli occhi sulla mia femmina e io lo voglio morto.»

«E ha posato gli occhi sul mio castello» gli fa eco il Gentiluomo.

«E s-sui miei guadagni!» ribadisce il Mercante.

Ecco che ricominciano.

«Già, sì. C’è soltanto un problema in tutto questo, vedete? Non ho ancora avuto il tempo di dirvelo…»

Il Macellaio batte le mani sul tavolo. «Ah, neanche la vecchia ha le palle di farlo, allora!»

Il Gentiluomo smette di bere e inarca un sopracciglio. «È troppo difficile da pianificare?»

«T-troppo pericolosss…?»

Le dita del florido, rubicondo Mercante lasciano scivolare il calice. Sparge le ultime gocce di Amaraccio sul tavolo e poi tintinna sul pavimento, spingendoci tutti insieme a guardarlo rotolare via.

Celeste colpisce in quell’attimo: è già alle spalle del Macellaio e usa entrambe le mani per affondargli lo stiletto nella scapola sinistra. Un colpo feroce, rapido nel trovare il cuore.

Brava ragazza.

Poi anche il Mercante e il Gentiluomo crollano, affogando nel proprio vomito. Io sposto lontano il calice e mi alzo, scuotendomi di dosso le loro chiacchiere inutili.

«Ha posato gli occhi anche sui miei servigi.»

Regno di Malia

 

 

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