I RACCONTI DI MALIA
Avrebbero seguito per un lungo tratto l’antica Via degli Dei costruita dagli antichi Mitoien, lastricata di grandi pietre piatte con l’erba che cresceva selvaggia negli spazi tra l’una e l’altra. Poi tra un paio di giorni la strada avrebbe piegato verso Sud e l’avrebbero lasciata per prendere la pista in terra battuta che portava a Poggiomerlato. Il mercante di smeraldi Valerio Bruni, i suoi due bravacci e Mario, tutti e quattro a cavallo, erano partiti di buon mattino da Grottapuledro e non si erano fermati che per un pranzo frugale, freddo, verso mezzogiorno. La preziosa mercanzia che trasportavano era tanto piccola che doveva stare da qualche parte in un sacchetto nascosto addosso a Valerio, anche se nessuno tranne il mercante di gemme lo sapeva per certo. Quindi chi li avesse visti avrebbe anche potuto scambiarli per un gruppo di cacciatori… o di tagliagole, dato che erano tutti arrmati fino ai denti. Oltre a Mario e Valerio c’erano i due sgherri di quest’ultimo: Gino e Marziale. Il primo era un ceffo azzimato di mezza età dai folti baffi neri, il secondo un tipo basso e tarchiato, sbrigativo, che non parlava quasi affatto ma in compenso sorrideva spesso. Chissà perché, faceva venire in mente a Mario certi centurioni Mitoien tozzi e robusti che si vedevano in antichi bassorilievi. Per esempio quelli raffigurati sull’arco di trionfo a Selenia: gente solida, che aveva conquistato il mondo a furia di addestramento pesante e urlacci. Valerio aveva detto che c’erano stati anche altri due uomini d’arme con lui, prima, ma poi costoro avevano ricevuto un’offerta migliore e lo avevano mollato di punto in bianco.
“Per mia fortuna”, rifletté Mario, che aveva rimediato in quel modo un bell’ingaggio.
La via si snodava sul fondovalle in mezzo a colline rocciose coperte di boschi, tra forre ombrose e polverosi calanchi.