E’ confermato. In tempo per “Strani Mondi” a Milano avremo finalmente il romanzo nero su bianco su carta!

Quasi non riesco a crederci, ma è così.

Per capire la mia emozione dovete sapere che iniziai a scrivere questa storia quasi una vita fa: alla fine del 1990, AD.

All’inizio naturalmente il progetto era molto diverso da quel che è diventato oggi ma le linee essenziali erano quelle. L’ispirazione mi era venuta da un corso monografico universitario sulle opere di Machiavelli, il che ancora si può notare da diversi aspetti della storia della Casa Maravoy e del Regno di Malia. Faccio solo un esempio: la religione pagana classica che vige a Malia è quella che il diplomatico fiorentino avrebbe voluto per l’Italia (e ne spiega i motivi, ma non è il caso di dilungarsi qui parlandone).

Qualche tempo dopo, a romanzo ormai quasi ultimato, durante un torneo di giochi di ruolo venni a sapere  che era stato aperto nella mia città un corso di scherma medievale. Ora, mi era accaduto qualche anno prima di dedicare parte dell’estate a imparare le basi dell’equitazione e questo mi aveva reso consapevole di quante corbellerie avessi scritto in materia di cavalli nei miei tentativi letterari precedenti. Quindi pensai: “se non voglio scrivere stupidaggini quando descrivo duelli e combattimenti di spada sarà meglio che mi iscriva e faccia quest’esperienza”. Quello che accadde poi è che mi appassionai all’arte delle armi, e col tempo ne nacquero la Sala d’Arme Achille Marozzo, la più grande associazione di Arti Marziali Storiche Italiane, e non poche pubblicazioni tecniche sulla scherma dei secoli passati.

Il romanzo, intanto, rimaneva in un cassetto.

Era sostanzialmente finito, ma non ne ero soddisfatto. C’era qualcosa che non mi tornava, e non ero abbastanza convinto di quel che avevo fatto da proporlo a una casa editrice.

Poi, qualche anno fa durante le vacanze di Natale, dopo una giornata di sci quando tutti ormai dormivano, ho acceso il computer e riaperto il file. Ho corretto un errore di battitura. E mi sono rimesso a scrivere. Ho passato buona parte della notte a battere sulla tastiera come un indiavolato. Non vi dico il giorno dopo: c’era uno zombi al posto di un uomo sulle piste.

Ma la via era aperta, di nuovo.

Ora so che il finale nella prima versione era affrettato (cosa che fra l’altro non mi piace affatto quando mi capita di imbattermici da lettore) e che l’attenzione era troppo centrata solo sul protagonista, mentre mancavano un’ottica e un pensiero – anche tattico – del tutto autonomo da parte di altri. C’erano infine alcune ingenuità che l’autore ventenne aveva inserito e che l’autore ultraquarantenne doveva correggere prima di approvare il testo. Eh, la vita non è mai proprio come te la immagini a vent’anni…

Il progetto iniziale si è allargato e si è chiarito, includendo particolari che prima era stati lasciati nel vago e il punto di vista di personaggi diversi, la luce si è accesa su eventi, aspetti della vicenda e “giocatori” che prima erano solo abbozzati.

Infine, un apporto importantissimo è venuto dai “beta-lettori” che per primi sono entrati con me nel mondo di Malia. Dai loro suggerimenti sono nati perfino personaggi nuovi di zecca, e della massima rilevanza per di più. Parti ridondanti o troppo dettagliate sono state “potate” e vicende raccontate in modo troppo stringato sono state esplicitate.

Adesso devo dire che sono finalmente del tutto sereno nel consegnare la mia fatica ai lettori, senza riserve e senza falsa modestia. E’ una storia che mi piacerebbe leggere, e non chiedo di più a me stesso. Ben presto, avrete la possibilità di giudicare voi stessi.

Ovviamente, sono dovuto uscire dal recinto del romanzo singolo, il quale  non poteva contenere tutto il mondo che stava prendendo forma. Bene, vi ho appena “spoilerato”  che la storia delle guerre di Malia non si conclude nel solo romanzo “Per la Corona d’Acciaio”. Ma me lo ero già lasciato sfuggire in precedenza. O, per meglio dire, la storia non si conclude del tutto: così com’è il romanzo ha un finale in cui molte trame trovano una loro conclusione ma altre restano “aperte”. Com’è nella vita vera, d’altronde: quando anche un capitolo sembra chiudersi porta sempre con sé i semi di quello successivo, e i capi ancora sciolti in fondo altro non sono che una promessa di nuove avventure…

 

 

 

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