Dalla Francia arrivano capolavori come questo, pubblicato da Glenat e in Italia proposto da Star Comics. “L’ora del dragone” è l’unico vero romanzo di R.E. Howard su Conan (gli altri sono tutti racconti), scritto per il mercato inglese nell’ottica di una pubblicazione in quella nazione, e uscito in Inghilterra solo molto più tardi, nel 1954, un anno prima de “Il signore degli anelli”. Forse anche per l’influenza del pensiero della Britannia, la storia ha netti accenti arturiani (l’inverno e la carestia che avvolgono il paese quando l’eroe viene deposto e il Cuore della nazione è nelle mani del nemico, la primavera di riscossa che arriva una volta recuperato il “Graal” di Aquilonia destinato ad abbattere la magia nera Acheroniana), il che è cosa piuttosto insolita nelle storie del cimmero. Qui Conan è sulla quarantina, già Re di Aquilonia, e perde il trono per opera di un antico stregone resuscitato da un terzetto di improvvidi cospiratori. Per quel che ricordo il fumetto è sostanzialmente fedele al romanzo (evviva!) e le illustrazioni sono vere opere d’arte. Apprezzo anche come viene mostrato il fisico di Conan: in modo più realistico, con un corpo da guerriero estremamente allenato più che da culturista, e coperto dalle cicatrici derivate da una lunga vita di avventure. Una nota finale “politica”, che risuona sia con la mia saga della Corona d’Acciaio che con l’attualità. Il romanzo fu pubblicato con un titolo “inventato” dall’editore, che più sbagliato sarebbe stato impossibile: “Conan the conqueror”, “Conan il conquistatore” era anche nella vecchia edizione della Nord che conservo religiosamente il libreria. Ecco invece cosa dice Conan nel romanzo a proposito di Imperi e conquistatori: “Che siano gli altri a sognare un impero. Io voglio solo mantenere ciò che è mio. Non ho nessun desiderio di guidare un impero forgiato nel fuoco e dal sangue. Una cosa è impadronirsi di un trono con l’aiuto dei propri sudditi e governarli con il loro consenso. Un’altra è soggiogare un regno straniero e governare con la paura.”
Il mio Vindice Maravoy non potrebbe che sottoscrivere queste sagge parole del sovrano cimmero.
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