I RACCONTI DI MALIA
Il sole scottava i volti e faceva splendere d’oro accecante le onde del mare. La lancia si avvicinava alla spiaggia bianca spinta da potenti colpi di remo.
La Gemma era ancorata al largo, per sicurezza, affidata alle cure del capitano Casaro. Furono solo in sei a scendere a terra in avanscoperta: Curieri, Egon, due marinai e due arcieri.
La lancia fu spinta avanti a forza di remi fino a che la chiglia non iniziò a strisciare sulla sabbia, poi gli uomini saltarono giù e la trascinarono in secco. Si avventurarono verso l’arida collina che sovrastava la riva. In breve furono in cima e ai loro occhi si presentò la visione di centinaia di ricche tende multicolori. Nell’accampamento si aggirava una folla di uomini e donne dalle vesti sporche di sabbia, ma carichi di monili preziosi di ogni tipo. Egon gridò qualcosa facendo gesti di saluto dalla cima del colle e i nomadi si fermarono a osservare gli ospiti inattesi.
“Scendiamo pure, è sicuro.” disse Egon.
Quegli uomini avevano volti rugosi color del deserto e occhi feroci, corpi secchi, disidratati, braccia magre piene di vene. Portavano alla cintura scimitarre e pugnali ricurvi. Egon ne abbracciò due o tre e cominciò a parlare con loro in un dialetto Sarras che il mercante capiva sì e no. Indicò Curieri e rispose a parecchie domande dei predoni. Intanto i Maliani senza accorgersene si erano raccolti in un gruppo compatto, quasi a difesa.
Alla fine Curieri sbottò:
“Allora, Egon, vuoi dirci per favore una parola comprensibile?”